
Il CONAPO segnala e contesta una prassi adottata da alcuni uffici della Direzione Centrale Risorse Umane (DCRU) riguardante i permessi ex art. 33, comma 3, Legge 104/92 quando questi sono usufruiti in modo alternato da coniugi impiegati rispettivamente nel settore pubblico (CNVVF) e privato.
Critiche sollevate:
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Richiesta mensile di certificazioni ai datori di lavoro privati del coniuge del dipendente VVF sulla fruizione dei permessi, nonostante non vi sia alcun rapporto giuridico tra l’Amministrazione VVF e l’azienda privata.
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Violazione della normativa sulla semplificazione amministrativa (L. 241/1990) che prevede l’acquisizione d’ufficio dei documenti da parte delle PA.
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Violazione del GDPR: la richiesta di dati sensibili (sulla salute e sui permessi) a soggetti privati senza una base giuridica è considerata un trattamento illecito.
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Violazione del D.P.R. 445/2000, che stabilisce che i controlli sulle dichiarazioni sostitutive vanno effettuati tramite enti pubblici certificanti (come l’INPS), e non coinvolgendo imprese private.
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Minacce di sospensione dei permessi in caso di mancata risposta dell’azienda privata, ritenute ingiustificate e illegittime.
Richieste del CONAPO:
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Revisione della prassi adottata, evitando di subordinare la concessione dei permessi a documenti di terzi non legati all’Amministrazione.
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Interruzione delle richieste documentali a soggetti privati estranei al CNVVF.
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Accettazione delle autodichiarazioni dei dipendenti CNVVF, secondo quanto previsto dalla legge.
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Interlocuzione con l’INPS, unico ente legittimato alla gestione e verifica dei permessi dei lavoratori del settore privato.
In conclusione, CONAPO chiede un adeguamento della prassi amministrativa ai principi di legalità, semplificazione e tutela dei dati personali, nonché un maggiore coordinamento istituzionale con l’INPS.